Il Piano Operativo di Siena non è pane per gli urbanisti

Così arrivò il giorno in cui a qualcuno, in qualche ufficio del Comune, venne l’idea di scrivere che i laureati in urbanistica non hanno le competenze per poter elaborare un Piano Urbanistico e lo scrisse nel sito del Sistema Telematico Acquisti della Regione Toscana (Start) con il quale i Comuni supportano le fasi di svolgimento di ogni tipologia di gara. Sulla pagina web dedicata alla gara relativa all’affidamento professionale per il nuovo Piano Operativo di Siena si legge infatti che l’Amministrazione ha scelto, in considerazione della tipologia del territorio paesaggisticamente vincolato e del riconoscimento quale sito UNESCO della città di richiedere quale capogruppo del raggruppamento di concorrenti un architetto con le caratteristiche professionali indicate dal bando. Pertanto altre professionalità saranno ammesse a concorrere solo come componenti del raggruppamento.”

Con questa nota ufficiale, pubblicata il giorno prima della scadenza della suddetta gara, il Comune contraddice, tra gli altri, il Decreto Interministeriale dell’11.05.2000 che ha stabilito che la laurea in pianificazione territoriale urbanistica e ambientale è equipollente a quella in ingegneria civile ed architettura. Allo stesso tempo contraddice se stesso, in quanto nel bando di gara il Comune aveva indicato quali figure idonee a rivestire il ruolo di capogruppo anche gli ingegneri e non solo gli architetti come poi scritto su Start. Due clamorose sviste in sole tre righe di comunicato. Ma si tratta veramente di sviste oppure siamo di fronte all’ennesima furbata di un anonimo azzeccagarbugli nostrano?

 

Tutta la vicenda prende origine da una nota che l’Associazione Nazionale degli Urbanisti e dei Pianificatori Territoriali e Ambientali spedisce al Comune di Siena (nelle persone del Sindaco, del Responsabile Servizio Gare e Appalti dott.ssa Chiara Ravenni e del RUP arch. Rolando Valentini), con la quale si richiedeva di modificare o integrare la procedura di gara ammettendo a partecipare alla gara anche i laureati in Pianificazione Territoriale Urbanistica ed Ambientale. La risposta del Comune a tale nota l’abbiamo vista.

Qualche giorno dopo la stessa Associazione degli Urbanisti spedisce analoga nota, stessi contenuti e stessa richiesta, all’Unione dei Comuni della Garfagnana che ha da poco bandito una gara per la redazione del Piano urbanistico intercomunale. L’Unione dei Comuni, a seguito di tale richiesta, pubblica una nota con la quale dispone “la integrazione delle figure professionali (…) e la conseguente riapertura dei termini per la presentazione delle domande (…) finalizzato esclusivamente a ricevere domanda per favorire la partecipazione del maggior numero di operatori economici (…) nel rispetto dei principi di correttezza, libera concorrenza, non discriminazione e trasparenza, principi invece tristemente calpestati dal Comune di Siena. Questi decide infatti, come abbiamo visto, di andare avanti senza gli urbanisti e gli ingegneri, anche quest’ultimi come evidenziato esclusi dall’ultimo comunicato. Ma perché il Comune decide di perpetrare l’errore insistendo nell’esclusione di una figura professionale che incentra la propria attività ed i propri studi proprio sulla materia oggetto di gara: l’urbanistica? Errare humanum est, perseverare autem diabolicum! E poi ancora chi ha effettivamente deciso di perseverare? Gli uffici, gli amministratori o entrambi?

Forse non si voleva perdere tempo, si potrebbe supporre. Il Comune prevede in effetti tempi strettissimi: il 21 dicembre 2017 è fissato dal bando il limite per la consegna dei materiali per l’adozione del Piano Operativo (meno di un anno di lavoro) e la riapertura dei termini potrebbe generare un ritardo almeno di un paio di settimane. Meglio correre… e per gli urbanisti sarà per un’altra volta! Ma a giudicare da quello che succede, il tempo non è certo una possibile scusante per la “perseveranza” del Comune.

Il 2 dicembre infatti, giorno fissato dal bando per l’apertura delle proposte, il Comune scrive sulla pagina Start: che l’apertura delle offerte è rinviata a data da destinarsi e sarà cura di questa Amministrazione comunicare quanto prima la nuova data” (ma non i motivi, che infatti non sapremo). La procedura comunque si blocca e non per poco: addirittura per un mese. Un mese esatto e senza apparente motivo! La commissione di gara sarà nominata solo il 4 gennaio (e anche sulla commissione, tutta interna al Comune, ci sarebbe qualcosa da dire… se abbiamo un territorio a valenza paesaggistica, sito Unesco, quella commissione risulta adeguata?). Il giorno dopo saranno finalmente aperte le buste (solo quattro proposte pervenute, non proprio un novero di partecipanti ampio e composito come mi è capitato di leggere su facebook).

Dopo dieci giorni dall’apertura delle buste viene sostituito un membro della commissione ed il 30 gennaio viene aggiudicata, in via provvisoria, la gara. Insomma, non proprio un percorso lineare e trasparente e soprattutto, non breve. Arrivati a questo punto le due settimane di proroga per ammettere anche gli urbanisti non avrebbero di certo messo in crisi il Comune).

Ci si potrebbe domandare a questo punto se tutta questa vicenda sia veramente importante, al confronto di quanto sta accadendo nella nostra città (scandali MPS, SEI ed altro). Personalmente credo di si. Analizzare questa vicenda ci da infatti modo di approfondire e conoscere meglio il modus operandi dei nostri dirigenti pubblici e l’effettivo ruolo che questi ricoprono nei confronti dei nostri amministratori.

Non sono stati pochi i problemi che hanno afflitto il Comune in questi anni sulle questioni edilizie e del territorio: un Regolamento Urbanistico lasciato colpevolmente scadere; una delibera consiliare che doveva fare chiarezza sulle parti del Regolamento Urbanistico ancora in vigore e che invece ha solo aggiunto incertezza ed evidenziato ancora di più la scollatura tra gli uffici e la parte politica; la mancata risoluzione di evidenti problematiche interne al Regolamento Urbanistico che determinano l’assoluta inattuabilità di molte delle sue previsioni.

Pur nel rispetto della distinzione di ruoli tra funzionari e politica, gli amministratori, a mio avviso, dovrebbero verificare l’attività degli Uffici oltre a controllare le attitudini comportamentali ed etiche dei propri dirigenti. Se non lo fanno, per paura di intromettersi nelle questioni cosiddette tecniche, diventano più che responsabili delle figurette che qualche azzeccagarbugli, che si crede più intelligente e furbo di altri, gli fa irrimediabilmente fare. Come nel caso narrato.